Marta Marson[1][2], Donatella Saccone[3] [2]  and Elena Vallino[4][2] 

While the importance of trade policies for food security is usually recognized, the overall impact of trade openness on hunger remains uncertain. We discuss it by relying on a preliminary analysis of recent data for a sample of developing economies and showing how total trade and, more specifically, trade of cereals seem to exert a positive impact on food security but only under specific conditions.

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Il presente contributo anticipa alcuni risultati preliminari di uno studio più approfondito ancora in corso, i cui aspetti metodologici ed esiti verranno riportati in una pubblicazione di carattere scientifico. La sicurezza alimentare è un obiettivo globale fondamentale e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) identificano proprio come obiettivo numero 2 porre fine alla fame nel mondo assicurando un accesso da parte di tutte le persone ad alimenti sani, nutrienti e in quantità sufficiente per tutto l’arco dell’anno (UN, 2015, Target 2.1). Questo target è misurato da un indicatore specifico e cioè la percentuale di persone denutrite sul totale della popolazione di ciascun paese (Indicatore 2.1.1 degli OSS, UN, 2019). Negli ultimi decenni questo indicatore ha registrato delle riduzioni, quindi dei progressi nella lotta all’insicurezza alimentare, ma il numero di persone denutrite è in crescita con l’8,9% della popolazione che ha sofferto la fame ancora nel 2020 (FAO et al., 2020). Inoltre, anche se gli effetti negativi della pandemia da Covid-19 sono ancora di difficile quantificazione, le stime preliminari che si possono calcolare sono allarmanti e le proiezioni della FAO suggeriscono che questa potrebbe causare un aumento delle persone denutrite tra gli 83 e i 132 milioni (FAO et al., 2020).  

La pandemia è anche all’origine di importanti cambiamenti nelle filiere alimentari globali, attraverso le politiche per il commercio internazionale di prodotti agricoli e l’introduzione di restrizioni temporanee alle esportazioni da parte di molti paesi (FAO, 2020; Kerr, 2020; WTO, 2020).  Inoltre, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina aveva già determinato un ritorno di politiche protezionistiche (Fajgelbaum et al., 2020). Malgrado le politiche commerciali siano generalmente riconosciute come strategiche per la sicurezza alimentare, l’impatto dell’apertura commerciale dei paesi sul loro livello di insicurezza alimentare è tuttora oggetto di dibattito. Le ricerche empiriche in materia sono scarse, in particolare se le si confronta con quelle che invece hanno stimato gli effetti del commercio internazionale su altri aspetti e questioni di rilievo nel dibattito sullo sviluppo, quali la crescita economica, la povertà e la disuguaglianza (Ravallion, 2018, Irwin, 2019, Lechthaler and Mileva, 2019, Ramirez-Rondàn et al., 2020). La letteratura su commercio e sicurezza alimentare è prevalentemente qualitativa o orientata a cogliere aspetti specifici della sicurezza alimentare, quali gli effetti sui prezzi dei prodotti agricoli o, ancora, relativa a singoli paesi. Ci sono però due recenti studi cross-country che hanno modellato l’impatto della apertura commerciale sulla sicurezza alimentare. Dithmer and Abdulai (2017) lavorano su dati di 151 paesi tra il 1980 e il 2007 e, malgrado l’importanza delle differenze tra paesi in via di sviluppo e paesi avanzati, non distinguono tra i due. Questi autori trovano una relazione positiva tra l’apertura commerciale e l’intake calorico pro-capite medio dei paesi.  Questa variabile dipendente, essendo una media, trascura però le questioni distributive, al contrario della percentuale di persone denutrite nel paese. Il successivo lavoro di Mary (2019) prende appunto l’indicatore dell’OSS 2 come variabile dipendente e invece si concentra sui soli paesi in via di sviluppo. Inoltre, Mary distingue tra commercio di prodotti alimentari e commercio di altri prodotti nei suoi indicatori di apertura commerciale. Su un campione di 52 paesi in via di sviluppo negli anni compresi tra il 1990 e il 2013, Mary trova che l’apertura commerciale del settore alimentare aumenta l’insicurezza alimentare. I due studi principali pervengono pertanto a conclusioni non del tutto coerenti tra di loro, se non opposte.  Nello studio che è qui brevemente presentato abbiamo quindi analizzato i dati su 81 paesi in via di sviluppo tra il 2001 e il 2016, prendendo come indicatore di insicurezza alimentare e variabile dipendente la percentuale di popolazione denutrita (indicatore OSS 2.1.1, UN 2019). Il nostro studio contribuisce al dibattito e segna dei progressi in vari modi: 1) stimando separatamente gli impatti dell’ apertura commerciale che passano attraverso aumenti di reddito medio, quindi relativi all’accesso economico al cibo, rispetto a quelli che agiscono su altre dimensioni della sicurezza alimentare; 2) focalizzandosi sul commercio di cibo e di cereali in particolare, alla luce del loro ruolo di alimento di base (staple food) e della loro importanza nei flussi commerciali e nelle recenti restrizioni quali bandi all’esportazione (Wright 2012; Brooks and Mattews 2015 Porteous, 2017); 3) distinguendo tra importazione e esportazione di cereali in quanto la teoria economica suggerisce che le importazioni aumentino la quantità di cibo e ne riducano il prezzo, mentre le esportazioni riducano la quantità e ne aumentino il prezzo, con effetti di benessere diversi per produttori e consumatori all’interno del medesimo paese. Inoltre, potrebbero emergere effetti differenti per i paesi che si trovano ad essere importatori netti di cereali rispetto a quelli che sono esportatori netti.

Le nostre principali conclusioni posso essere riassunte come segue. L’apertura commerciale in generale contribuisce a ridurre l’insicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo, e questo avviene soprattutto in maniera diretta e cioè senza passare attraverso l’incremento del reddito pro capite medio e quindi l’accesso economico al cibo. L’effetto benefico dell’apertura commerciale agisce prevalentemente su altre dimensioni della sicurezza alimentare e cioè la disponibilità di cibo e la stabilità (availability e stability e sono due importanti dimensioni del concetto di food security). Questi effetti benefici sono trainati dall’apertura commerciale del settore dei cereali e più in particolare dall’apertura alle importazioni in questo settore.

I nostri risultati in prima approssimazione supportano Dithmer e Abdulai (2017) che, come noi, avevano riscontrato una relazione positiva tra commercio totale e sicurezza alimentare, piuttosto che quelli di Mary (2019). Tuttavia, la relazione tra apertura commerciale e sicurezza alimentare identificata dal nostro studio sembra avere una portata più ristretta rispetto a Dithmer and Abdulai (2017), perché è fondata sul ruolo della mera importazione di cereali. Quindi i nostri risultati non consentono di supportare un più ampio entusiasmo per i successi del libero commercio nella lotta alla fame nel mondo. Nondimeno i nostri risultati suggeriscono che effettivamente l’apertura all’importazione di cereali può migliorare la sicurezza alimentare di un paese in via di sviluppo. Il commercio internazionale di prodotti diversi dai cereali, invece, non sembra avere effetti significativi.

L’effetto positivo che abbiamo individuato è confermato anche quando sono introdotte nel modello come variabili di controllo le principali determinanti della produzione alimentare interna, crescita intensiva ed estensiva del settore agricolo, e lo sviluppo economico (reddito pro capite e livello dei prezzi dei prodotti alimentari). I nostri risultati si confermano anche nel sotto-campione dei paesi che sono importatori netti di cereali, cioè la maggior parte dei paesi in via di sviluppo. Aumentare l’apertura commerciale e in particolare l’apertura rispetto alle importazioni, significa che le importazioni devono crescere più velocemente della produzione interna. Tuttavia, è importante sottolineare che questo non implica che la produzione interna non debba a sua volta aumentare. Lo dimostrano i segni e le significatività statistiche delle nostre variabili di controllo che misurano la crescita del settore agricolo e della sua produttività. I paesi che hanno successo nella loro lotta contro la fame, quindi, non solo riescono ad accrescere la loro produzione interna, ma consentono alle importazioni di crescere anche più in fretta per garantire appunto disponibilità di cibo e la sua stabilità. Possiamo quindi confermare che le restrizioni commerciali nel settore dei cereali possono essere seriamente controproducenti per i paesi in via di sviluppo, il che è particolarmente rilevante in questo momento storico di ritorno di protezionismo acutizzato da restrizioni alle esportazioni adottate da molti paesi dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19.

 

References

Brooks, J. and A. Matthews (2015). Trade Dimensions of Food Security. OECD Food, Agriculture and Fisheries Papers, No. 77, OECD Publishing, Paris.

Dithmer, J.,  and A. Abdulai (2017). Does Trade Openness Contribute To Food Security? A Dynamic Panel Analysis. Food Policy, 69, 218-230.

Fajgelbaum P. D., Goldberg P. K., Kennedy P. J., and A. K. Khandelwal (2020). The Return to Protectionism. The Quarterly Journal of Economics, 135(1), 1-55.

FAO (2020). COVID-19 and the risk to food supply chains: How to respond? Food and Agriculture Organization, Rome.

FAO, IFAD, UNICEF, WFP and WHO (2020). The State of Food Security and Nutrition in the World 2020. Transforming food systems for affordable healthy diets. Food and Agriculture Organization, Rome.

Irwin, D. A. (2019). Does Trade Reform Promote Economic Growth? A Review of Recent Evidence. NBER Working Paper No. w25927, Available at SSRN.

Kerr, W.A (2020). The COVID‐19 pandemic and agriculture: Short‐ and long‐run implications for international trade relations. Canadian Journal of Agricultural Economics, 68(2), 225– 229.

Lechthaler, W., and M. Mileva (2019). Trade liberalization and wage inequality: new insights from a dynamic trade model with heterogeneous firms and comparative advantage. Review of World Economics155(3), 407-457.

Mary S. (2019). Hungry For Free Trade? Food Trade And Extreme Hunger In Developing Countries. Food Security, 11(2), 461-477.

Porteous, O. (2017). Empirical effects of short-term export bans: The case of African maize. Food Policy, 71, 17-26.

Ravallion, M. (2018). Inequality and Globalization: A Review Essay. Journal of Economic Literature, 56 (2): 620-42.

UN (2015). Transforming Our World: The 2030 Agenda For Sustainable Development, Resolution adopted by the General Assembly (A/RES/70/1), 25 September 2015.

UN (2019). SDG Indicators –Metadata.

Wright, B.D. (2012). International grain reserves and other instruments to address volatility in grain markets, The World Bank Research Observer, 27 (2), 222–260.

WTO (2020). Covid-19 and Agriculture. A story of Resilience. World Trade Organization, Geneva.

 


[1] Department of Economics and Statistics “Cognetti de Martiis”, University of Turin, Lungo Dora Siena 100, 10153 Torino, Italy

[2] OEET-Turin Center on Emerging Economies, Collegio Carlo Alberto, Piazza V. Arbarello 8, 10122 Torino, Italy  

[3] University of Gastronomic Sciences, Piazza Vittorio Emanuele II, 9, 12042 Pollenzo, Bra CN, Italy

[4] Department of Environment, Land and Infrastructure Engineering, Politecnico di Torino, Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino, Italy

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